Bitcoin, Blockchain e Criptovalute

Bitcoin, blockchain e criptovalute hanno fatto irruzione sulla scena mondiale nel 2008, quando la pubblicazione online di un white paper sotto uno pseudonimo ha immaginato un nuovo modo di trasferire valore su Internet. Negli oltre dieci anni successivi, il mercato dei criptoasset ha attraversato tutte le fasi classiche di una tecnologia dirompente:

  1. massicci mercati rialzisti e svendite schiaccianti;
  2. periodi di euforia e momenti di disperazione;
  3. FOMO (paura di essere esclusi) e panico.

Mentre il criptomercato entra nel suo secondo decennio, una cosa è chiara: Crypto e blockchain non scompariranno.

Nel 2020, le criptovalute vantavano una capitalizzazione di mercato combinata superiore a $ 350 miliardi; le principali istituzioni finanziarie, come Fidelity Investments e CME Group, sono fortemente coinvolte; grandi fondazioni, come quelle dell’Università di Harvard, dell’Università di Yale e della Stanford University, stanno investendo, insieme a hedge fund come Paul Tudor Jones II o persino società come Tesla. Anche gli sforzi crittografici di aziende leader, come Facebook, PayPal, Visa e Square, sono notizie da prima pagina; le banche centrali, dalla Federal Reserve degli Stati Uniti alla People’s Bank of China, stanno discutendo su come sviluppare valute digitali abilitate alla blockchain.

Nonostante tutto l’entusiasmo, tuttavia, rimangono sfide significative per gli investitori che si avvicinano al mercato. Per cominciare, la qualità delle informazioni è scarsa. Le teorie sui driver delle valutazioni dei criptoasset non sono testate e spesso mal progettate. Gli sforzi di due diligence da parte di consulenti leader sono nella loro infanzia e poche persone hanno riflettuto attentamente sul ruolo (se mai) che i criptoasset dovrebbero avere in un portafoglio gestito professionalmente. Fondamentalmente, poche persone capiscono cosa siano veramente o perché potrebbero essere importanti. È una valuta alternativa? Una tecnologia? Un investimento di venture capital? Una bolla speculativa?

Sempre più spesso, le persone decidono che ora è il momento di iniziare a rispondere a queste domande.

  • Per i consulenti finanziari, il motivo è che i clienti lo chiedono.
  • Per i dirigenti Fintech e i banchieri centrali il motivo è perché cripto e blockchain minacciano di interrompere i loro mercati.
  • Per gli investitori professionali il motivo è perché i rendimenti e le basse correlazioni che i criptoasset, come il bitcoin, offrono fino a questo punto stanno diventando difficili da ignorare.

Il miglior punto di partenza per comprendere cripto e blockchain è con il bitcoin. Bitcoin è stato il primo cryptoasset e oggi è il più grande, le scoperte che hanno permesso al bitcoin di emergere sono alla base di tutti gli altri progetti blockchain e crypto. Di conseguenza, comprendere il bitcoin, da dove proviene, come funziona e quali nuove opportunità e sfide crea, fornisce una solida base su cui considerare l’intero spazio delle criptovalute e blockchain.

Bitcoin è stato creato da un programmatore di computer, che lavora sotto lo pseudonimo di “Satoshi Nakamoto”, che ha pubblicato un white paper il 31 ottobre 2008 intitolato “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System” ad una mailing list allora oscura di crittografi.

L’autore ha descritto una visione di come le persone potrebbero detenere, inviare e ricevere valori digitalmente, senza alcun intermediario di fiducia (ad esempio, una banca o un processore di pagamento) nel mezzo. Il 3 gennaio 2009, poco dopo la pubblicazione del white paper, il software è stato rilasciato, è stato coniato il primo bitcoin e la rete bitcoin è stata lanciata.

Sebbene gran parte delle nostre vite siano migrate online, il denaro rimane bloccato in un’era analogica; non pensiamo molto a questa realtà perché abbiamo app fintech e conti bancari online, ma l’impianto sottostante del nostro “moderno” sistema finanziario è arcaico. Lo si può notare, ad esempio, nel fatto che l’invio di denaro all’estero richiede da due a quattro giorni e il pagamento delle bollette utilizzando il proprio conto bancario online potrebbe richiedere una pari quantità di tempo. Trasferire denaro e valori online è difficile, di gran lunga più difficile del trasferimento di informazioni di base, come messaggi di testo, e-mail e foto.

Consideriamo una semplice transazione in cui Alice vuole inviare a Bob $ 1.000. Non vivono vicini l’uno all’altro, quindi Alice non può dare denaro contante a Bob; per questo manda a Bob un assegno. Se Bob e Alice usano la stessa banca, è semplice: Bob può incassare l’assegno di Alice e andare per la sua strada. Ma se Alice ha il conto corrente presso la Banca A e Bob ha il conto corrente presso la Banca B, le cose rallentano. La banca B non accrediterà la cifra sul conto di Bob fino a quando non sa per certo che l’assegno di Alice non sia scoperto. L’elaborazione di tale controllo, assicurandosi che l’account di Alice non sia scoperto e che non abbia scritto più assegni sullo stesso conto, richiede giorni.

Il modo giusto per concepire questo problema è come un problema di database. La banca A e la banca B hanno entrambe un proprio database dei propri conti e nessune delle due banche può visualizzare il database dell’altra banca per sapere se un conto corrente ha abbastanza soldi per consentire l’emissione di un assegno. Il processo per raggiungere un consenso sullo stato dei conti di ogni banca richiede tempo. Se si tenta di accelerare tale processo, il potenziale di perdita è significativo. Consentire lo spostamento di denaro o di altri oggetti di valore, come accade con i messaggi di testo tra due persone e senza alcun intermediario centrale richiede una soluzione diversa.

La soluzione di Nakamoto a questo problema (e l’idea alla base di tutti i database blockchain oggi) è stata quella di creare un unico database distribuito accessibile a tutti, in cui chiunque nel mondo può visualizzare i saldi e inviare transazioni in qualsiasi momento, ma in cui il libro mastro non è controllato da una singola società, governo, persona o entità. In altre parole, un “libro mastro distribuito” che è “senza permessi” e viene mantenuto su base “decentralizzata”.

Il valore di un tale database è ovvio. Se tutte le parti possono concordare lo stato del database in qualsiasi momento, i ritardi necessari per consentire al database A di sincronizzarsi con il database B possono essere ridotti in modo massiccio. Sebbene semplice nel concetto, l’implementazione di questa nuova architettura di database ha comportato il superamento di diverse sfide tecniche significative che avevano impegnato gli informatici dal 1980.

Principalmente, se hai copie dello stesso database che fluttuano su un milione di macchine diverse e nessuno è responsabile, come puoi assicurarti che tutte le copie siano identiche, siano aggiornate in modo sincrono e riflettano solo transazioni oneste? In altre parole, come si può creare in modo affidabile un consenso su ciò che è accurato e vero? Questa è la vera svolta delle blockchain: creare un consenso tempestivo e a prova di malintenzionati su tutte le copie di un database decentralizzato e distribuito.

Ciò comporta una serie di passaggi tecnologici a cascata governati da incentivi intelligenti, crittografia e altri progressi tecnologici. Questi passaggi sono al centro sia delle opportunità che delle sfide create dalle applicazioni blockchain; quindi, vale la pena capire come sono strutturate e funzionano.

Purtroppo, come accade per ogni mercato pioneristico, anche quello degli NFT è soggetto a numerose frodi e truffe. Le principali tipologie di truffe nel mondo degli NFT individuate da una ricerca condotta da Atlas VPN sono le seguenti:

  • Rug pull: gli autori di un progetto lo pubblicizzano con l’obiettivo di alzare il valore del token, una volta venduto e incassati i pagamenti abbandonano la community, scompaiono nel nulla portando il valore del token a zero.
  • Pump-and-dump: asset di valore basso o molto basso sono proposti a prezzi elevati, attraverso campagne mirate che talvolta passano dai social e coinvolgono influencer.
  • Wash trading: il prezzo dell’asset è gonfiato attraverso vendite fasulle ad altri profili appartenenti allo stesso truffatore, finché non si trova un malcapitato investitore alla ricerca di un affare.
  • Phishing: gli scammer richiedono la chiave privata del wallet degli utenti; una volta in possesso di queste informazioni, i truffatori entrano nel wallet e operano il furto di tutta la raccolta di criptovalute e NFT in esso memorizzata.
  • Furto e plagio: anche nel mercato dell’arte digitale c’è chi si appropria di creazioni altrui (spesso basta un copia-incolla) per metterle poi in vendita.
  • Siti non affidabili: meglio valutare bene se acquistare un asset su una piattaforma mai sentita prima o del tutto nuova.
  • Campagne malevole: iniziative come quelle che regalano token in occasione di un evento speciale possono essere sfruttate dai malintenzionati per attuare raggiri di ogni tipo.

Un NFT è un set di informazioni “discreto”, cioè distinguibile da altri set in quanto occupa un unico e specifico spazio virtuale nell’ecosistema informatico in cui è scritto. Ciò non vuole dire che tali informazioni abbiano una determinata collocazione geografica (uno specifico server ad esempio) ma che esse conservano un carattere rivale, cioè è sempre consentito ad un osservatore distinguere un NFT da un altro, anche di contenuto identico.

Da un punto di vista giuridico, stabilire che cosa un NFT sia dipende da quali informazioni contiene (oggetto), a chi sono attribuite (paternità), a chi sono rivolte (destinatario), per quali fini sono espresse (causa), e che conseguenze giuridiche ed economiche producono (effetti).

Come prima definizione potremmo dire che un token è una soluzione criptografica che consente la circolazione su rete telematica senza intermediazione di terzi di un asset digitale che può incorporare una particolare situazione giuridico soggettiva.

In termini strettamente legali un NFT è un documento in formato digitale a carattere rivale. Piu in particolare, in quanto supporto originale univoco e originale, un token:

  • È un titolo in senso stretto quando il suo contenuto abbia carattere dichiarativo che, come tale, consente la circolazione o l’esercizio di un diritto soggettivo da parte del suo possessore (ovvero il possessore della chiave privata);
  • È un bene in sé (ex Art. 810 del Codice Civile) nel caso in cui il suo contenuto abbia carattere reale, consentendo l’individuazione del proprietario nel possessore della chiave privata in base al principio “possesso vale titolo”.

Avremo così titoli che incorporano diritti di credito, ma anche diritti personali di godimento, diritti reali e diritti potestativi. Nonché NFT che fanno riferimento all’identità di soggetti (persone fisiche o giuridiche) e oggetti virtuali.

Quale sia quindi la disciplina applicabile a uno specifico NFT andrà stabilito di volta in volta, a seconda del testo in esso contenuto e del contesto in cui esso vive (in cui è stato costituito e circola).

Al momento non esiste una normativa specifica che disciplini gli aspetti fiscali relativi alla creazione, acquisto, possesso e scambio di NFT. Bisogna quindi usare moltissima cautela nell’interpretazione della disciplina vigente in ambito nazionale ed internazionale, per quanto lacunosa e non specifica.

Innanzitutto va detto che in Italia l’Agenzia delle Entrate ha già espresso una distinzione tra criptovalute (assimiliate a valute estere) e NFT.

Secondo alcune recenti interpretazioni, gli NFT sono da considerarsi dei “beni immateriali”, e la loro vendita, anche ai fini IVA, si qualifica come una cessione di beni.

Per quanto riguarda il criterio della territorialità, importante ai fini dell’applicazione dell’IVA stessa, si ritiene che, poiché né un NFT né la relativa transazione di scambio siano geograficamente individuabili in un luogo ben preciso, sia necessario stabilire che:

  • l’acquirente sia residente in Italia,
  • l’NFT sia visualizzabile in Italia.

Diventa più difficile invece stabilire la corretta applicazione della normativa IVA al cedente in quanto dipende dal ruolo e dalla natura dell’attività svolta dallo stesso, e rimandiamo ad approfondimenti in sedi più specifiche.

Da ultimo, può essere utile accennare alla fiscalità nel commercio internazionale degli NFT, una loro caratteristica intrinseca, ogni volta che accade che uno dei due tra venditore e compratore non sia residente in Italia.

Dato che pare prassi che il prezzo di un NFT dipenda molto dal prezzo del bene “sottostante” (l’opera d’arte ad esempio cui si riferisce), sul piano tributario il prezzo sembra costituire anche il riconoscimento di una “royalty”, relativa al godimento di diritti sul bene – una questione importante per stabilire quale disciplina internazionale sia più appropriato utilizzare.

La blockchain fornisce un miglioramento rispetto ai metodi di regolamento esistenti.

Il 12 aprile 2020, qualcuno ha trasferito 161.500 bitcoin, per un valore di oltre $ 1,1 miliardi all’epoca, in una singola transazione. La transazione si è regolata in 10 minuti e la commissione per l’elaborazione della transazione è stata di $ 0.68 $. Al confronto, un bonifico bancario internazionale, che può essere inviato solo durante le ore bancarie, richiede da uno a due giorni per essere regolato e ha commissioni che vanno dall’1% all’8%. Inoltre, le transazioni bitcoin possono essere inviate a qualsiasi ora del giorno o della notte e da qualsiasi luogo in tutto il mondo a qualsiasi altra parte.

Questo è vero non solo per le transazioni di grandi dimensioni isolate: ogni giorno, gli utenti regolano le transazioni sulla rete bitcoin con controvalori piccoli come un centesimo, così come quelli misurati in decine e persino centinaia di milioni di dollari.

Questi guadagni di efficienza non significano che compreremo presto il caffè con cripto; tasse, volatilità dei prezzi, esperienza di utilizzo e considerazioni sul rischio di base rendono improbabili gli acquisti quotidiani dei consumatori con bitcoin oggi. Ma questo tipo di velocità di regolamento rappresenta un miglioramento sostanziale per molti altri tipi di transazioni e casi d’uso, comprese le grandi transazioni e le transazioni per le quali l’attuale sistema finanziario addebita commissioni molto elevate (ad esempio, rimesse internazionali, bonifici esteri).

proprietario.

Supply limitata: la fornitura di NFT viene mantenuta limitata dagli smart contract che ne preservano le proprietà. Il numero di NFT può essere definito dagli sviluppatori definendo anche livelli di rarità che ne aumentano il valore.

Origine: la tecnologia blockchain consente di risalire all’origine di un determinato NFT attraverso il registro decentralizzato, ciò permette di dimostrare l’autenticità della proprietà e prevenire falsi.

Interoperabilità: gli NFT sono caratterizzati da un libero scambio su differenti mercati aperti (marketplace), ciò permette agli utenti di spostare gli asset al di fuori degli spazi di creazione originali: in questo modo si passa da sistemi economici chiusi ad un mercato libero.

Liquidità: la natura digitale degli NFT e la loro integrazione nelle principali reti di criptovalute come Ethereum portano a una elevata liquidità rispetto ai beni fisici; tuttavia, rispetto ai token e alle valute fungibili, gli NFT sono meno liquidi.

Standardizzazione: i protocolli NFT sono basati su software come Ethereum, una caratteristica che determina la loro la standardizzazione.

Ci sono diversi casi di utilizzo dei Non Fungibile Token:

  • Mercato dell’arte: esistono vere e proprie opere d’arte digitali (come un’immagine, un audio, un video) che le persone acquistano come oggetti collezionabili o come forma d’investimento. Nel 2021 il mercato della cripto-arte ha generato un volume d’affari di circa 2,8 miliardi di dollari, con oltre 774.000 vendite tra mercato principale e secondario (fonte com). Il prezzo medio di un’opera cripto è aumentato di quasi dieci volte nel corso dell’anno, da circa 300 fino a 3.000 dollari.
  • Collezionabili: vere e proprie figurine elettroniche, ad esempio l’NBA ha utilizzato alcune clip degli highlights della stagione di basket americana e ne ha creato degli NFT. In questo caso acquistando l’NFT non si acquista il diritto di autore sull’immagine ma si acquista una figurina digitale, non cartacea, con lo scopo di collezionarla.
  • Musica: per fare collezionismo di canzoni dei propri cantanti preferiti senza acquistare i diritti d’autore. Ci sono dei mercati dove si possono acquistare o vendere anche i diritti d’autore tramite NFT in ottica d’investimento; tali mercati però sono piccoli e poco liquidi.
  • Gaming: alcuni NFT possono essere utilizzati all’interno di videogiochi basati su blockchain; gli NFT diventano oggetti da collezione digitale o gadget utilizzabili nei giochi virtuali.
  • Certificati: gli NFT possono essere utilizzati per verificare l’autenticità dell’identità di una persona o di certificati di nascita, di credenziali accademiche, di licenze o altro.
  • Documenti finanziari: fatture, bollette, ordini possono essere trasformati in NFT.
  • Real estate: immobili e altre proprietà di valore possono essere tokenizzate per migliorare la liquidità della proprietà o per rendere più veloce il finanziamento.

Inizialmente si crea una versione digitale dell’opera d’arte che, nel linguaggio informatico, è definita da una sequenza di cifre binarie (0-1). Questa sequenza viene compressa in un’altra sequenza chiamata “hash” (impronta digitale) che identifica in modo univoco e non violabile quel file: il processo di hashing rende impossibile ricostruire il documento digitale originario. Tale sequenza di BIT è univoca e viene trascritta su un libro mastro decentralizzato: la blockchain. Attualmente Ethereum racchiude la maggioranza del mercato NFT, in quanto è la piattaforma maggiormente testata e sviluppata; Ethereum lavora con un protocollo denominato Proof of Work.

Poiché la maggior parte degli NFT è costruita a partire dalla blockchain di Ethereum, occorre aprire un wallet digitale all’interno del quale depositare e conservare le criptovalute necessarie per le transazioni.

Tra le app più conosciute per aprire un wallet ci sono:

  • MetaMask
  • Coinbase
  • Trust Wallet di Binance
  • Math Wallet con elevati standard di sicurezza

Una volta creato il proprio wallet contenente le criptovalute è necessario scegliere il marketplace (il negozio virtuale) dove acquistare o vendere NFT. Se l’NFT ha un costo molto economico o è gratuito è probabile che venga applicata una tassa variabile da pagare (gas fee). Trattandosi di token crypto che vengono supportati da una vera blockchain, questi token possono essere scambiati sia tramite smart contract sia tramite scambio manuale. Sono a tutti gli effetti degli asset che possiamo comprare e vendere, a questo scopo sono anche nati tantissimi mercati che permettono aste o accordi privati.

I marketplace più conosciuti dove scambiare NFT sono:

  • OpenSea,
  • Rarible
  • NiftyGateway,
  • Foundation, utilizzata dagli artisti,
  • MakersPlace, accessibile solo su invito
  • Mintable è tra i marketplace più completi e offre anche un misuratore di rarità basato su intelligenza artificiale.

All’interno dei marketplace appaiono gli NFT disponibili. Gli acquirenti interessati possono:

  • acquistare direttamente l’NFT (prezzo fisso);
  • fare delle offerte in asta, al termine della quale il venditore riceve un avviso con le migliori offerte degli acquirenti;
  • fare un’offerta al prezzo che si ritiene più giusto.

Accettata l’offerta, la piattaforma gestisce il trasferimento di fondi del bene digitale concludendo il processo di vendita.

Come abbiamo appena detto, oggi Ethereum, che racchiude la stragrande maggioranza del mercato NFT, lavora con lo standard Proof of Work (PoW). Questo protocollo è utilizzato dal miner per convalidare un nuovo blocco di transazioni sulla blockchain. I minatori, ovvero coloro che eseguono le validazioni dei blocchi all’interno della blockchain sono in competizione per risolvere dei puzzle: il primo a risolverli ha all’opportunità di validare il blocco e ottenere la remunerazione.

Questi puzzle, essendo algoritmi estremamente complessi, necessitano di un’altissima potenza di calcolo e quindi di macchine molto performanti, con un alto consumo di energia. Con il passare degli anni, i puzzle si sono fatti sempre più complessi e con loro anche lo sforzo computazionale per risolverli. La Proof of Work quindi porta con sé un problema ecologico legato al corso energetico necessario per mantenere attiva la sua infrastruttura. Si è calcolato che attualmente il grande consumo di energia nelle transazioni di Ethereum produce un inquinamento di anidride carbonica pari a quello prodotto da un intero Paese come la Svizzera.

L’alternativa più sostenibile è la Proof of Stake (PoS). Mentre lo standard PoW richiede sempre più dispendio in termini di energia per partecipare alla validazione dei blocchi, la PoS adotta un approccio in cui i validatori fanno a gara in base a quante risorse detengono (ovvero quanti token hanno in stake): più alto è il numero accumulato, più un certo individuo ha la probabilità di essere scelto come esecutore della validazione. Non essendoci richiesta computazionale non viene sprecata energia come nella PoW e dunque anche i costi di transazione sono molto più bassi.

Quando un soggetto acquista un NFT entra in possesso di un non-fungible token che rimanda a un bene digitale. È difficile definire i diritti da un punto di vista giuridico, dato che possono esserci differenze sostanziali tra un NFT e un altro.

Per esempio, nel caso di NFT relativi alla proprietà di un’opera, si trasferisce la proprietà della copia dell’opera e non di quella originaria che potrebbe dunque essere oggetto di altre vendite. L’NFT che rappresenta il primo “tweet” di Jack Dorsey (il fondatore di Twitter), venduto per quasi 3 milioni di dollari, non garantisce al proprietario alcun diritto sul “tweet”. Fatti salvi accordi giuridici esterni alla blockchain tra Jack Dorsey e la piattaforma che ha ospitato la vendita dell’NFT, l’autore del tweet potrebbe infatti decidere di mettere in vendita lo stesso tweet su un’altra piattaforma concorrente.

Alla base degli NFT c’è dunque un meccanismo di fiducia tra autore e compratore che prescinde dalla tecnologia blockchain.

I token non fungibili certificano in definitiva il possesso di una risorsa. Questo atto digitale conferisce al suo titolare la possibilità esclusiva di utilizzare, vendere e trasferire quel bene. Con l’acquisto di un NFT ho acquisito il certificato di possesso del file; tecnicamente quello che avviene all’acquisto di un NFT è che all’interno del codice, in una tabella viene inserito il mio indirizzo pubblico collegando così il mio wallet all’NFT.

In linea generale, chi acquista un NFT mostra il proprio diritto di possesso ma non di proprietà sul bene digitale e su particolari servizi che possono essere associati; il tutto su una infrastruttura trasparente e non hackerabile: la blockchain.

Il volume globale degli scambi di NFT nel 2021 ha superato i 17 miliardi di dollari, rappresentando un aumento dell’1.836% rispetto al 2020 (fonte nonfungibile.com).

I motivi per cui questo mercato si sta sviluppando sempre di più sono i seguenti:

Speculazione: le persone, ad esempio, scommettono su un’opera d’arte sperando che cresca di valore per poi rivendere l’opera stessa e ricavare un guadagno.

Emotività: grazie agli NFT è possibile supportare i propri artisti digitali preferiti; ciò è emotivamente positivo per chi acquista, ma anche per il creator in quanto può monetizzare le sue creazioni. Molti artisti da anni lavorano nel campo dell’arte digitale, pubblicando i loro lavori su piattaforme quali Instagram o Pinterest. Queste opere possono essere scaricate gratuitamente, senza riconoscere all’artista nessun valore o pagamento. Grazie al concetto di proprietà intellettuale, introdotto dagli NFT, oggi è possibile certificare che un dato artista ha creato quell’opera, acquistabile tramite il token legato a essa.

Identità personale: lo sviluppo del digitale e lo sviluppo dei social network creano i presupposti per mostrare il proprio status sociale alle altre persone; oggi siamo attenti a dare una buona immagine di noi stessi sia online che offline.

Al giorno d’oggi raccontiamo tanto di noi sui social network (acquisti, viaggi, il raggiungimento di un obiettivo lavorativo). La realtà digitale sta acquisendo sempre più importanza rispetto a quella fisica, in tutti i campi. Se dobbiamo valutare una persona, ad esempio, conta molto ciò che vediamo online su Linkedin o su Instagram oltre a quello che vediamo di persona. Il numero di follower sui social viene spesso preso come metodo di misura dell’importanza della persona stessa.

Tra qualche anno sarà il nostro portafoglio pubblico a mostrare al mondo una faccia di chi siamo, attraverso quali token abbiamo e questo sarà un importante step di marketing relazionale, perché permetterà di identificare le persone rispetto alle proprie attività, passioni, proprio allo stesso modo in cui oggi viene fatto su Linkedin o su Instagram.