FinTech e fonti di finanziamento alternative

L’evoluzione della tecnologia informatica stimola una forte innovazione di prodotti e modelli di business in molti settori dell’industria finanziaria. Il FinTech riguarda la digitalizzazione del sistema bancario e finanziario, che usa la tecnologia per rendere il sistema stesso più efficiente. In particolare, con il termine FinTech viene generalmente indicata l’innovazione finanziaria resa possibile dall’innovazione tecnologica, che può tradursi in nuovi modelli di business, processi o prodotti, ed anche nuovi operatori di mercato. La natura del rapporto tra innovazione tecnologica e intermediazione finanziaria è oggetto di approfondimento; i cambiamenti in atto nei mercati dei servizi finanziari, guidati dalla tecnologia, hanno una portata strategica molto profonda.

FinTech, acronimo delle prime sillabe di FINancial TECHnology, è il segmento che raggruppa le imprese che forniscono prodotti e servizi finanziari attraverso le nuove tecnologie digitali. Queste aziende sono tipicamente delle startup, ossia società appena formatesi o comunque esistenti da poco tempo il cui obiettivo è innovare servizi tradizionali esistenti.

Le aziende FinTech sono attive:

  • nel campo dei pagamenti digitali;
  • nel money management, ossia le tecniche di gestione del denaro;
  • nel wealth e asset management, ossia nel campo della gestione/investimento dei risparmi (robo advisory);
  • nel capital marketing e trading, cioè nella compravendita di strumenti sui mercati finanziari;
  • nel lending, ossia nei prestiti e/o nei mutui (spesso attraverso canali social e piattaforme peer to peer);
  • nel crowdfunding, cioè nell’investimento nel capitale di progetti o società non quotate;
  • nell’assicurativo (le InsurTech);
  • nell’ambito regolatorio (le RegTech); nel settore della sicurezza.

 

Molti colossi istituzionali stanno investendo maggiormente in innovazione, in alcuni casi, o cercando un’integrazione con le aziende del FinTech, in altri casi. Aprirsi presto all’innovazione, per le grandi istituzioni tradizionali, è importante per evitare la concorrenza delle imprese FinTech e per contrastare le minacce che potrebbero presto arrivare dalle grandi società digitali internazionali, che grazie alle loro attività hanno già a disposizione una base clienti ampia e profilata.

Il trading online è la compravendita di strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, certificati, ETF, etc.) tramite internet. Esso è nato in Italia nel 1999, quando il “Nuovo Regolamento Consob di attuazione del Testo Unico dei mercati finanziari” ne ha regolamentato gli aspetti.

I vantaggi nell’uso di questo tipo di servizi tipo online sono:

  • minori commissioni;
  • la possibilità di accedere a informazioni utili e dettagliate su titoli e mercati per effettuare con maggiori dati le scelte d’investimento

  • Trasformare il trading in betting (scommessa) con intento speculativo;
  • Bias cognitivi ovvero dei costrutti/preconcetti fondati su percezioni errate o deformate, su pregiudizi e ideologie; utilizzati spesso per prendere decisioni senza il giusto impegno mentale. Sono quindi errori cognitivi che si possono trovare nella vita di tutti i giorni, su decisioni, su comportamenti e sui processi di pensiero. I bias cognitivi vengono classificati in cinque categorie:
  • Ancoraggio
  • Costo
  • Desiderio
  • Framing (schema)
  • Rappresentatività
  • Leva Finanziaria attraverso la quale un soggetto può acquistare o vendere attività finanziarie per un ammontare superiore e multiplo al capitale posseduto e, conseguentemente, di beneficiare di un rendimento potenziale maggiore rispetto a quello derivante da un investimento diretto nel sottostante e, di converso, di esporsi esponenzialmente al rischio di perdite molto significative.

Il crowdfunding è la raccolta di capitali di rischio tramite portali on-line.

Il crowdfunding (dall’inglese crowd – folla e funding – finanziamento) o finanziamento collettivo in italiano, è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. È una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse.

Le principali forme di crowdfunding sono le seguenti:

  • finanziamento collettivo per ricompensa (reward crowdfunding): i privati fanno una donazione per un progetto o un’attività imprenditoriale attendendosi di ricevere in cambio del loro contributo una ricompensa di carattere non finanziario come beni o servizi in una fase successiva.
  • finanziamento collettivo per donazione (donation crowdfunding): i privati donano piccoli importi per contribuire ai più ampi obiettivi di finanziamento di un determinato progetto caritativo senza ricevere nessuna compensazione finanziaria o materiale.
  • finanziamento sotto forma di capitale di rischio (equity crowdfunding): vendita di una partecipazione a un’impresa a diversi investitori in cambio dell’investimento. È una situazione simile a quella in cui ci si trova quando si acquistano o vendono azioni ordinarie in borsa o a quella del capitale di rischio.
  • peer to peer lending: piattaforme web che mettono in contatto due soggetti, i prestatori e i richiedenti.

I prestatori, detti anche peer to peer lenders sono cittadini privati o aziende appartenenti alla Comunità Europea che decidono di investire le proprie somme di denaro all’interno delle piattaforme di peer to peer lending.

Per poter prestare denaro ad altri soggetti è necessario iscriversi ad una piattaforma, trasferire la somma da investire e selezionare i prestiti che si intende finanziare.

I richiedenti, detti anche peer to peer borrowers sono cittadini privati o aziende appartenenti alla comunità europea che hanno effettuato una richiesta di prestiti peer to peer attraverso una piattaforma di Social Lending.

Dopo aver caricato a sistema i propri dati, la piattaforma valuta la solidità finanziaria del richiedente e, se positiva, propone il finanziamento agli investitori. Negli ultimi anni il mercato è letteralmente esploso e ad oggi si possono contare in Europa oltre 350 piattaforme specializzate nel fornire servizi di peer to peer lending. Alcune piattaforme sono regolamentate dalle autorità di vigilanza mentre altre sono prive di alcun controllo. In Italia, ad esempio, sono autorizzate da Banca D’Italia, ma all’estero a volte possono operare anche senza alcuna licenza.